FAQ Mastoplastica Additiva

Sono stati effettuati numerosissimi studi sulle protesi mammarie e sulla loro sicurezza. È ormai del tutto assodato che le protesi mammarie non hanno nessuna relazione con il tumore al seno e neanche con le malattie autoimmunitarie.

Generalmente dopo due settimane. In caso si svolgano lavori fisicamente impegnativi (autista, magazziniere, etc.) è opportuno lasciare passare almeno 3 settimane. È necessario evitare di sollevare pesi per almeno 2-3 settimane.

È opportuno aspettare almeno 2-3 settimane prima di riprendere l’attività fisica, lasciando però trascorrere circa 6 settimane prima di svolgere attività più impegnative (sollevamento pesi, ippica, mountain bike, etc.).

Si può riprendere la guida dopo circa una settimana, avendo cura di non allontanare troppo le braccia rispetto al tronco; a tal proposito, può essere utile avvicinare il sedile al volante, in modo che le braccia non si discostino troppo dal torace. Prima di mettersi alla guida, è necessario che non si siano assunti antidolorifici che abbassino il livello di attenzione.

Nel caso di un posizionamento retroghiandolare della protesi, il dolore è piuttosto contenuto; un po’ più fastidiosa è la mastoplastica additiva retromuscolare, in quanto si deve provvedere a sollevare il muscolo per inserire, al di sotto di esso, la protesi stessa. Normalmente, dopo qualche giorno il dolore andrà via via attenuandosi.

Certamente, sia che la protesi sia sotto, che sopra il muscolo. Qualora si scelga come via di accesso quella periareolare, vi può essere un piccolo rischio di ledere qualche dotto galattoforo, con maggiore difficoltà nell’allattamento. Quando si sceglie la via di accesso sottomammaria o ascellare normalmente non ci sono problemi.

Gli studi hanno dimostrato che i bambini allattati da mamme con protesi non hanno nessun aumentato rischio di sviluppare patologie e/o allergie.

La diagnosi precoce non è inficiata dalla presenza delle protesi, anzi, uno studio recente ha dimostrato che le donne portatrici di protesi mammarie scoprono prima eventuali noduli patologici, in primo luogo perché la protesi, spingendo da dentro, rende più facilmente apprezzabili noduli di piccole dimensioni e, secondariamente, perché queste pazienti tendono a sottoporsi con maggiore regolarità agli screening diagnostici. Cambia però l’iter diagnostico: mentre per l’ecografia non ci sono di norma particolari difficoltà, le protesi, che non lasciano passare i raggi x, possono rendere più indaginosa la mammografia. Tuttavia, informando il radiologo dell’intervento effettuato, si attueranno gli iter diagnostici idonei comunque a studiare adeguatamente il parenchima mammario.