I filler sono sostanze iniettate in sede sottocutanea per correggere gli inestetismi del viso, quali rughe e solchi, e per correggere i volumi (ipoplasia), consentendo di aumentare il volume delle labbra, degli zigomi e del mento.
I primi filler impiegati risalgono agli anni 60; da allora si sono succedute molte sostanze. Le caratteristiche del filler ideale includono:
- maneggevolezza e malleabilità
- rispetto della fisiologia della cute
- assenza di effetti di migrazione, cancerogenicità
- adeguata durata
I filler attualmente in commercio possono essere classificati, in base alla loro durata, in:
Il conseguimento di un aumento volumetrico dei tessuti molli è stato perseguito nel corso degli anni, fin dai primi del Novecento, con i primi tentativi di impianto di tessuto adiposo autologo e successivamente di paraffina iniettabile. La paraffina liquida fu impiegata a partire dal 1899 da Gersuny, che per primo la usò in un uomo sottoposto ad intervento di orchiectomia, e successivamente ne estese l’uso all’aumento volumetrico del tessuto mammario. Tuttavia, la biocompatibilità e la tollerabilità scarse portarono presto ad evidenziare effetti collaterali gravissimi. La paraffina, infatti, non solo migrava dalle sede di impianto, ma addirittura poteva entrare nella circolazione localizzandosi in sede polmonare, epatica e cerebrale, con conseguenze a volte fatali. Nelle aree trattate, inoltre, quasi sempre si manifestavano masse dure, dette paraffinomi, che richiedevano ampie escissioni dei tessuti.
Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali comparvero, invece, sul mercato numerosi prodotti a base di silicone liquido che, se da una parte si accompagnavano a risultati estetici apprezzabili, dall’altra comportavano il manifestarsi di gravi effetti avversi che ne fecero bandire l’uso. I primissimi prodotti erano preparati con gomme di silicone, olii vegetali e cera vergine di api. Attualmente l’uso dell’olio di silicone, a scopo estetico, è vietato per legge sia negli USA che in Italia.
Negli anni 80, invece, fu la volta di prodotti gelatinosi a base di collagene estratto dal derma bovino che, nonostante dessero problemi di reazioni allergiche e alterazioni del sistema immunitario, aprirono la strada alle sostanze moderne usate per colmare le depressioni cutanee dovute all’invecchiamento: fu, così, coniato il termine filler, letteralmente riempitivo. Da allora, mossi dalla ricerca di prodotti più performanti, rispondenti a requisiti di biocompatibilità, maneggevolezza, durata e assenza di effetti collaterali, si sono susseguiti diversi prodotti.
Nei primi anni 90, l’avvento dell’acido ialuronico soppiantò quasi del tutto i filler precedentemente usati. All’inizio esso era ottenuto dalle creste di gallo, successivamente in laboratorio, da coltura. Attualmente, gli acidi ialuronici presenti in commercio presentano legami incrociati tra le molecole (o cross-linking), per consentirne un più lento assorbimento.
Filler e botox hanno lo stesso uso
Non è vero. Anche se molte persone credono che il loro uso sia equivalente, presentano un diverso meccanismo d’azione. Il Botox, infatti, agisce sulle rughe di espressione causate da un’eccessiva contrazione della muscolatura mimica sottostante (rughe della fronte, “zampe di gallina”, etc…), i filler invece agiscono riempiendo i solchi causati da una parte dai cedimenti dei tessuti e dall’altra dall’atrofia del tessuto sottocutaneo stesso. Semplificando molto, si può dire che il botox è utile per il terzo superiore del viso, i filler per i due terzi inferiori.
I filler sono molto dolorosi
Non è vero. Soprattutto in alcune sedi il fastidio è davvero contenuto. Del resto per minimizzare il fastidio, si può applicare preventivamente una crema anestetica topica; Esistono, inoltre, dei filler che contengono al loro interno anche dell’anestetico locale. Dopo il trattamento, l’applicazione locale di ghiaccio non solo riduce l’edema, ma contribuisce a diminuire il dolore. Alcune aree più delicate, come le labbra, possono avvantaggiarsi molto dell’applicazione di una crema anestetica oppure, specialmente in pazienti apprensive o con bassa soglia di dolore, dell’anestesia tronculare distrettuale, in modo da eliminare quasi del tutto il dolore.
I filler comportano sempre risultati eccessivi
Spesso, in televisione, si osservano esiti di filler poco armoniosi (labbra smisuratamente gonfie, zigomi eccessivamente pronunciati, etc…). Questi non sono i risultati che si prefigge di ottenere la medicina estetica condotta con buon gusto, il cui obiettivo principale dovrebbe essere quello di “rinfrescare” il viso, senza stravolgerlo o farlo diventare caricaturale. Per tale motivo, ogni richiesta andrà sempre accuratamente ponderata e valutata insieme con il chirurgo.
La ripresa dopo un filler è piuttosto impegnativa e lunga
Normalmente, a meno che non si producano un edema particolarmente evidente o lividi molto marcati, il paziente può riprendere subito le sue normali attività. Si dice spesso, infatti, che queste procedure vengono effettuate nella pausa pranzo per sottolineare, da un lato, la rapidità di esecuzione delle stesse e, dall’altra, la possibilità di riprendere immediatamente la vita di tutti i giorni. Del resto anche eventuali lividi possono essere coperti mediante appositi correttori tecnici.
Prima e dopo
