Rinoplastica

La rinoplastica è il temine medico con cui si indica “l’intervento al naso”. Qualora sia presente anche un setto deviato si potrà, nello stesso intervento, correggere entrambi i difetti.

E’ uno degli interventi più richiesti, ma anche fra i più delicati. È essenziale analizzare il naso nella sua interezza, studiare il rapporto delle proporzioni tra le varie parti e di ognuna di essa con gli altri lineamenti del viso. Una rinoplastica deve soddisfare sia criteri funzionali che estetici.

Dal punto di vista geometrico, si ritiene che il naso ideale formi un angolo di 110° con il labbro superiore e uno di 35° con la fronte. Tuttavia, un bel naso dipende soprattutto dalle sue proporzioni rispetto a viso, testa e corpo.

La durata dell’intervento è di circa un’ora e mezza; l’intervento viene condotto in anestesia generale e di solito non prevede degenza in clinica. Per evitare qualunque cicatrice visibile, vengono effettuate due piccole incisioni a livello della mucosa delle narici. È possibile, in questa maniera, ridurre un gibbo nasale (la cosiddetta gobbetta), correggere una punta imperfetta e ingrandire un naso schiacciato (grazie a materiali ossei e cartilaginei).

La pelle si adatta naturalmente alla nuova forma del naso; dopo avere suturato le piccole incisioni, si inseriscono due tamponi nelle narici per supportare la struttura e contrastare i sanguinamenti. Un rivestimento adesivo viene posto sul dorso del naso; al di sopra di questo rivestimento si colloca, infine, una protezione in gesso.

Dopo l’intervento non si avverte dolore; è presente del gonfiore che si attenua fortemente nei 10-15 giorni successivi.

La rinoplastica, come tutti gli interventi chirurgici, si accompagna ad un  periodo di convalescenza. Trattandosi di un intervento che interessa la struttura centrale del viso, il periodo di recupero per avere il risultato definitivo è piuttosto lungo. La ripresa procede attraverso 4 stadi:

  • La prima fase di recupero è quella che si verifica nella prima settimana, in cui sono ancora in sede i tamponi e la medicazione esterna. Questa fase per molti pazienti è di “reclusione sociale”. In questo periodo vi è il massimo discomfort, non potendosi parlare di vero e proprio dolore, ed è anche comune la presenza di edema e lividi a livello delle palpebre  inferiori.
  • La seconda fase di recupero dall’intervento è quella che va dalla seconda  alla terza settimana. Dopo 5 giorni circa i tamponi e la medicazione esterna (splint nasale) vengono rimossi, così come eventuali coaguli interni. Se si sono sviluppati dei lividi, normalmente alla fine della seconda fase saranno quasi del tutto scomparsi. Questa fase segna l’inizio della ripresa estetica. La rimozione dei tamponi, infatti, non significa avere il risultato definitivo, essendo il naso molto edematoso. L’edema scompare molto tardivamente. Dopo 3 settimane dall’intervento, infatti, circa la metà dell’edema si sarà riassorbito.
  • La terza fase di recupero è quella che va da 3 settimane a 3 mesi dopo l’ intervento. È un recupero solo estetico, man mano che l’edema si riassorbe.  Alcuni aspetti finali, come la forma e le dimensioni della punta e delle narici richiedono, infatti, più tempo.
  • L’ultima fase di recupero è quella che va da 3 mesi ad 1 anno dall’intervento. Continuano ad avvenire piccole modifiche; quello che ancora sembrava imperfetto a 3 mesi, può del tutto scomparire dopo 6-8 mesi dall’intervento.  In conclusione, dopo un intervento di rinoplastica il risultato finale può richiedere anche un anno per essere finalmente apprezzato.

La chirurgia funzionale delle vie aeree nasali ha lo scopo di migliorare la respirazione attraverso il naso, rimuovendo ostacoli meccanici al flusso dell’aria. Molti pazienti confondono questo tipo di chirurgia con la Rinoplastica (che è il rimodellamento estetico del naso), sebbene molto spesso si effettui contemporaneamente sia la componente estetica che quella funzionale (che da sola, del resto, non implicherebbe modifiche all’aspetto esterno del naso). La chirurgia delle vie aeree nasali implica sempre il posizionamento sulla linea mediana  di un setto eventualmente deviato (congenito o a causa di traumi). La settoplastica, infatti, consentendo all’aria un flusso laminare a livello di entrambe le narici, garantisce una migliore respirazione.
Anche i turbinati, oltre a un setto deviato, possono essere causa di una non fisiologica respirazione. Queste strutture sono delle prominenze ossee rivestite da mucosa e sono 3 per lato (superiore, medio e inferiore); esse svolgono un importante ruolo nel riscaldare e umidificare l’aria che si respira, molto spesso secca. Il turbinato inferiore è il più grande e può essere responsabile di resistenze aeree se ipertrofico.


Con l’invecchiamento si verificano molti cambiamenti, molti dei quali da mettere in relazione con l’azione della forza di gravità. Lo sviluppo di sopracciglia cadenti, borse malari e solchi naso-labiali sono tra i segni più comuni. Anche altre strutture invecchiano, per quanto sembri meno ovvio.
Il naso, con la sua posizione centrale nella faccia, presenta segni di invecchiamento; sebbene si ritenga che sia una struttura molto fissa, in realtà non è così.
Con l’invecchiamento la punta del naso perde parte del suo supporto e scende in basso; questo non solo riduce l’ampiezza dell’angolo tra il naso e il labbro superiore, ma conferisce l’aspetto di una pseudo-gobba. Questa modifica determina, del resto, un aumento della lunghezza del naso.
Questi movimenti del naso sono esacerbati da modifiche delle strutture ossee sottostanti. Il riassorbimento dell’apertura piriforme causa un ulteriore 
recessione dei tessuti molli del naso, peggiorando ulteriormente l’angolo naso-labiale.
L’obiettivo della rinoplastica è quello di modificare il naso mettendo in adeguata armonia le sue numerose componenti e armonizzandolo al resto del volto. Questi cambiamenti, in antitesi con quanto accade con l’invecchiamento, determinano anche un aspetto più giovane.
In uno studio pubblicato sulla rivista Archives of Plastic Surgery, è stato studiato l’effetto della rinoplastica sull’ invecchiamento. Sono state esaminate le foto del pre- e post- operatorio di 50 rinoplastiche, per la valutazione dell’età apparente dei pazienti. E’ risultato che la rinoplastica faceva apparire i pazienti più giovani mediamente di 1,3 anni. La riduzione del gibbo (“gobbetta”) era associata con un aspetto più giovane di 1,6 anni e l’aumento dell’angolo naso-labiale di 2 anni. 
Questo studio ha, pertanto, oggettivato quanto già si conosceva, e cioè che la rinoplastica rende conto di un aspetto nel complesso più giovanile.

Statisticamente, i pazienti con più di 50 anni sono quelli che fanno meno ricorso alla 
rinoplastica, ma che più frequentemente richiedono procedure di ringiovanimento del volto. Una rinoplastica della punta del naso dovrebbe, invece, essere presa in esame per questi pazienti, oltre alle comuni pratiche di ringiovanimento del volto, per garantire il massimo risultato.

La rinoplastica è tra gli interventi più richiesti in chirurgia plastica. In virtù della sua posizione centrale nel viso, la rinoplastica è in grado di apportare notevoli miglioramenti.
La storia della rinoplastica è molto lunga, addirittura conta più di 2.000 anni, se si considerano anche fonti Indiane. La nascita della rinoplastica estetica è, però, più recente, luogo a Berlino dopo la Prima Guerra Mondiale ed è descritta nel libro di Jacques Joseph “La chirurgia plastica del naso ed altri interventi di chirurgia plastica facciale”, una pietra miliare nella chirurgia plastica facciale e nella rinoplastica in particolare.
Tuttavia , è solo nelle ultime 3 decadi che la rinoplastica è stata ben concettualizzata, mettendo a punto interventi che esitano in un risultato naturale e con poche complicanze a differenza dei primi interventi “pionieristici”. La rinoplastica secondo Joseph, infatti, era soprattutto un intervento per ridurre la grandezza del naso, in risposta a problemi come grossi gibbi o grosse punte bulbose.
Come conseguenza della migrazione di molti chirurghi dalla Germania prima della Seconda Guerra Mondiale, molte tecniche di Joseph furono portate all’estero, rendendo la sua procedura, quindi, molto eseguita in tutto il modo occidentale. La Rinoplastica di Joseph ben presto si dimostrò, però, troppo aggressiva, in quanto rimuoveva con troppa disinvoltura molte strutture importanti, finendo così per indebolire la piramide nasale.
Il collasso del naso non era evidente subito, dal momento che la cute aveva bisogno di tempo per retrarsi e le strutture portanti del naso, prive di stabilità ed eccessivamente indebolite, collassavano per via degli esiti cicatriziali. Questa complicanza poteva evidenziarsi dopo mesi o anni dalla procedura stessa.
Le basi per la moderna Rinoplastica furono poste da Jack Sheen nella metà degli anni 70, nel suo libro “Rinoplastica Estetica”, che segnò l’inizio di una nuova era di questo intervento chirurgico. Divenne, infatti, sempre più evidente come fosse necessario garantire un adeguato equilibrio tra le varie componenti del naso, senza limitarsi, quindi, solo a resecare. Per ottenere questo, le strutture cartilaginee molto spesso devono essere rafforzate ed aumentate piuttosto che ridotte ed indebolite.
Le Rinoplastiche moderne sono in grado di garantire, se ben condotte, dei risultati naturali e dei nasi più in armonia con il resto del volto, attraverso cui respirare senza problemi e riducendo l’incidenza di complicanze e reinterventi.

La riduzione di narici troppo ampie può essere condotta nel corso di una rinoplastica o essere effettuata da sola. Quando eseguita nel corso di una rinoplastica, rappresenta l’ultimo passo chirurgico, in quanto narici sporgenti possono risultare più piccole una volta , ad esempio , sollevata una punta cadente. 
È una procedura molto eseguita nel corso di rinoplastiche di persone di colore. 
Il restringimento delle narici, del resto, può essere eseguito mediante diverse  metodiche, ma quella più nota consiste nell’asportazione di un cuneo di tessuto 
(un’asportazione a forma di virgola a livello della base dell’ala nasale). Al di là della tecnica usata, è importante una scrupolosa cura dei dettagli. Il rischio maggiore,

infatti, è quello di una deformità residua delle narici, come conseguenza di un’incisione mal condotta. Le incisioni, infatti, devono essere eseguite a livello del solco alare facciale, ben everse e chiuse con piccoli punti di sutura; un altro importante problema è quello dell’asimmetria, indipendentemente dalla tecnica usata. L’uso di calibri ed eventualmente di particolari occhiali ingrandenti può ridurre tale rischio.

Agostino Bruno ph Vittorio Carfagna-4475

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